L’obiettivo politico della spedizione e la sua logistica


Guerra di Crimea 1855 - 56
L’obiettivo politico della spedizione e la sua logistica

A pochi anni dall'insuccesso della prima guerra di indipendenza il piccolo Regno di Sardegna tornava a far parlare di se dopo l’insuccesso della prima guerra di indipendenza del 1848-49, impiegando le sue armi a migliaia di chilometri di distanza dalla madrepatria in appoggio ai prestigiosi eserciti di Francia, Inghilterra e Turchia contro la Russia.
Date le difficoltà economiche del piccolo Stato, sconfitto solo pochi anni prima dall’Austria, e costretto a pagare un cospicuo indennizzo per i danni di guerra arrecati, poté sembrare al tempo, una follia ed un inutile spreco di risorse, ma così non era. L'obiettivo politico inseguito dal Governo di Torino e da Casa Savoia era precisissimo. Si trattata di guadagnare l'appoggio della Francia in una futura guerra contro l'Austria. A questo fine, ogni energia fu messa sul campo per raggiungere il risultato. Ed è in questo contesto che fu immediatamente colta l’occasione delle ostilità tra la Russia e la Turchia, quest’ultima sostenuta proprio da Francia e Inghilterra, in corso dal 1854 con l'assedio di Sebastopoli nella lontana Crimea.


La chiarezza dell'obiettivo politico da perseguire quindi rese sopportabili i sacrifici e facilitò non poco il compito, ma il comportamento e i risultati ottenuti sul campo dal Corpo di spedizione furono così esaltanti, da risultare poi determinanti per le vicende che seguirono, portando all’unità dell’Italia in pochi anni.

Il 26 gennaio 1855, venne firmata una prima convenzione in cui il Piemonte aderiva all'alleanza già stipulata tra Francia e Inghilterra contro la Russia, e lo stesso giorno, con una ulteriore convenzione militare, Vittorio Emanuele II di Savoia, Re di Sardegna, si impegnava a partecipare alla guerra contro la Russia con un contingente di 15.000 uomini.
L’impegno si tramuto in breve in fatti concreti e mantenuto nel corso di tutta la campagna, inviando rinforzi in numero anche superiore a quello pattuito per bilanciare le perdite.
Con una terza convenzione militare, l'Inghilterra inizialmente, avrebbe dovuto provvedere al mantenimento delle truppe Sarde ed al loro trasporto gratuito in Crimea, ma nonostante il costo e le ristrettezze economiche del Piemonte, questa offerta fu presto declinata, pur di mantenere l’autonomia operativa del Corpo di spedizione. Il Piemonte insomma, non si recava in Crimea per fare il “valletto” di Francia e Inghilterra, ma ci si recava per contribuire alla pari sull’economia della guerra comune.

I preparativi militari, rispetto alle trattative politiche, vennero avviati in anticipo, tanto che ufficiali sabaudi erano stati inviati in Francia per studiare soprattutto gli aspetti logistici della spedizione, prima ancora che le convenzioni militari fossero firmate.
Il 17 marzo, Alfonso La Marmora, Comandante in capo della spedizione, emanava la prima istruzione logistica che stabiliva a Genova un "magazzino militare di transito", mentre a Costantinopoli veniva inviato il Generale De Cavero come "Intendente all'armata".

L'organizzazione si basava così, su concetti logistici moderni ed attuali ancor oggi : la base logistica in territorio nazionale (Genova) e un punto di ingresso sul teatro operativo (Costantinopoli) da cui sarebbero state rifornite le unità impegnate in Crimea.

Dalla teoria alla pratica però, si verificarono diversi inconvenienti, analoghi a quelli che sempre accaddero anche in tempi anche più recenti… A Costantinopoli l'accoglienza fu calorosa da parte di turchi, francesi e inglesi, ma quando si trattò di trovare infrastrutture per magazzini e ospedali, si scoprì che gli alleati avevano già fatto man bassa di tutto quanto poteva offrire la piazza, e che "nessuno aveva la menoma intenzione di scomodarsi per favorire gli amici" (Cristoforo Manfredi, La spedizione sarda in Crimea nel 1855-56).

Si trovarono le soluzioni attingendo direttamente alle risorse locali adeguatamente pagate, anticipando in sostanza l'attività che ancor oggi viene svolta sul campo dai centri amministrativi di intendenza. A questo si poneva contemporaneamente il problema del trasporto del contingente di 15.000 uomini. Declinata l’offerta inglese, si dovette provvedere con i pochi mezzi della Regia Marina integrando con altri presi sotto contratto da società italiane e inglesi.
Allo stesso modo furono soddisfatte le esigenze di rifornimento del Corpo durante l’intera campagna, pur senza mai arrivare a un servizio continuo di trasporti.

Alberto Conterio